Rovenska – Elettra. Memorie dallo yacht di Marconi
Lo Yacht Rovenska viene varato a Leith (Edimburgo, Scozia) nel 1904 dal cantiere navale Ramage & Ferguson, specializzato nella costruzione di yacht di lusso e con clienti appartenenti alle case reali europee, per ordine dell’arciduchessa Maria Teresa d’Austria Principessa di Toscana.
Nata a Brandýs nad Labem-Stará Boleslav, vicino a Praga, nel 1862, Maria Teresa è la consorte dell’arciduca Carlo Stefano d’Asburgo Teschen Asburgo-Lorena, ammiraglio della marina imperiale austro-ungarica, nato nel 1860 a Gross Seelowitz in Moravia, oggi Židlochovice, vicino a Brno (Repubblica Ceca).
Gli arciduchi dimorano prevalentemente a Żywiec (oggi in Polonia), ma hanno anche una residenza a Vienna e una dimora estiva a Lussingrande – Veli Lošinj (oggi in Croazia), affacciata alla baia di Rovenska, da cui lo yacht prende il nome.
Dal 1904 al 1909 il Rovenska è annotato nell’Annuario Marittimo curato dall’i.r. Governo Marittimo in Trieste come di proprietà dell’Arciduchessa, porto di appartenenza Lussingrande.
Carlo Stefano ha acquistato anche barche da regata e altri yacht a vapore quali l’Ossero, il Waturus e l’Ul, quest’ultimo fatto costruire da Ramage and Ferguson nel 1911.
Il Rovenska viene venduto nel 1910 a Sir Max Waechter, uomo d’affari originario di Stettin (all’epoca in Germania, oggi Szczecin in Polonia) naturalizzato inglese.
Nel 1914 sir Waechter vende il Rovenska a Gustavus Pratt, proprietario di Cox & King, la società con sede a Londra e a Wivenhoe, Essex, specializzata nella progettazione, rimessaggio e mediazione di yacht di lusso, la stessa che nel 1904 ha progettato il Rovenska. Il succcessivo acquirente è la Royal Navy. Armato con due cannoni da 12 libbre viene impiegato durante la Grande Guerra nel Canale della Manica e nei mari del Nord come pattugliatore e dragamine. Finita la guerra il Rovenska viene messo all’asta e nel 1919 viene acquista da Guglielmo Marconi che la utilizza come laboratorio mobile per i suoi esperimenti fino alla sua morte nel 1937. Lo yacht, acquistato dal Ministero delle Comunicazioni, viene ormeggiato prima a La Spezia e nel 1940 trasferito a Trieste.
Nel gennaio del 1944 l’Elettra, ormai parte della flotta adriatica della marina tedesca, viene avvistata dalla ricognizione aerea alleata a nord di Zara, nella baia di Diklo. Dopo poche ore viene attaccata da una squadriglia di aerei inglesi. Colpita ripetutamente rimane adagiata sul basso fondale della baia, semi-sommersa, dove, in poco tempo, viene spogliata di quanto potesse essere recuperato.
Alla fine degli anni Cinquanta iniziano trattative tra il governo italiano e quello iugoslavo per la restituzione del relitto al Ministero delle Poste. Nel 1962 il relitto viene riportato a galla e rimorchiato fino al cantiere san Rocco di Muggia. Nel frattempo la Marina Militare ha l’incarico di progettare la ricostruzione della nave per valorizzarla quale monumento o museo. Nel 1973 lo scafo viene tirato a secco, consentendo così i rilievi tecnici necessari alla progettazione, ma i preventivi di spesa eccedono la disponibilità. Nel 1977 si decide infine di sezionare il relitto sotto la supervisione dello scultore Marcello Mascherini. Negli anni successivi le parti dell’Elettra vengono collocate in diversi luoghi e oggi si trovano:
- la poppa nell’area attigua al Museo di Telespazio, nella piana del Fucino, Ortucchio (AQ);
- l’apparato motore nel Padiglione delle Navi del Museo Storico Navale di Venezia;
- la dinamo a vapore nel Museo Storico della Comunicazione di Roma;
- sette ordinate al Museo Tecnico Navale di La Spezia;
- sei ordinate a Villa Griffone, Fondazione Guglielmo Marconi, Pontecchio Marconi (BO);
- una porzione di fiancata negli uffici di Poste Italiane di Mestre, Venezia.
- A Trieste:
- la pompa di sentina e alcuni oblò nel Museo Telegrafico e Postale della Mitteleuropa;
- gli alberi e sei ordinate al Museo della Guerra per la Pace de Henriquez;
- un alberetto nel Parco San Giovanni;
- la prua all’Area Science Park di Padriciano;
- due ordinate e un’ancora presso la precedente sede del Museo del Mare a Campo Marzio.
Le fotografie di Primož Bizjak accostano immagini in bianco e nero dei diversi segmenti dello scafo dello yacht Elettra, fotografati dove oggi sono collocati quali monumenti in spazi pubblici o museali.